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Maria Orioli

Posted in: - Dezember 05, 2013 bool(false) Comments Off

MARIO ORIOLI

Il lavoro fotografico di Maria Orioli dal titolo “Fusti tu mai a Vinegia?” è stato esposto per la prima volta presso La Salizada galleria nel giugno del 2012.  Gli scatti sono un racconto fotografico su Venezia che l’autrice, Maria Orioli sviluppa nel corso del tempo, nel suo passare e ripassare per la nostra città. Attraverso le sue immagini si scoprono luoghi e modi di vivere Venezia, pieni di poesia, mai banali, riconsegnati alla memoria in ventitré scatti in bianco e nero.

La mostra fotografica già presentata a Venezia nel 2006, è stata riproposta dopo sei anni dalla galleria La Salizada, anticipando l’attenzione che l’autrice ha avuto dalla Fondazione dei Fratelli Alinari diventando patrimonio del grande archivio fiorentino, dedicandole poi, una mostra e pubblicazione antologica del suo ampio lavoro. 

La Venezia ritrovata di Maria Orioli di Philippe Arbaïzar

Come restare insensibili davanti alle immagini di Maria Orioli ? Immagini che ci riportano a un tempo fuori dal tempo, a tutto ciò che ci affascina in questa Venezia minacciata dalla massa dei turisti, dalla fatiscenza degli edifici, dai distributore di panini, dai venditori di paccottiglia cinese, e dalla pubblicità incombente… Tutto ciò passerà, dice l’ottimista, o tutto ciò sarà inghiottito, spera il pessimista. Ma il nostro fragile ricordo resterà, fissato da Maria Orioli, che ci rende ciò che amiamo in questa città unica, il soffio dell’arte nel cuore della vita.

Maria Orioli “flâ ", va su e giù, si abbandona alle mille sollecitazioni del suo percorso; non si dirige da nessuna parte, si abbandona alla bellezza delle cose, un glicine incornicia una finestra, una testa virile sbuca dall’ombra, ma non è che una scultura. Lo sguardo sfiora la superficie delle pietre; la fotografa non si sofferma, va oltre, leggera. Ecco le “Zattere” che si affacciano, deserte, sul canale della Giudecca. Lo sciabordio s’infrange contro il bordo della banchina. La superficie dell’acqua si anima, illuminata dai raggi del sole al tramonto. Un’acquazzone rende lucente il selciato, le ombre giocano tra gli interstizi delle pietre. Il tempo varia da un breve istante all’altro e Venezia si delinea al ritmo delle passeggiate familiari. Dei bambini ridono davanti all’obiettivo; dietro a loro muri centenari. Altrove uno “squero” sovrastato da alte case.

È una Venezia gioiosa, calma e silenziosa; gli abitanti si fermano in un “campo” nella luce del mattino. Anche noi, improvvisamente, aspiriamo a questa serenità, alla semplice gioia di vivere. E ripartiamo seguendo i passi di Maria Orioli. Dei bravi bambini giocano a San Trovaso; nulla è pietrificato, l’usura del tempo è visibile. Tra due alberi una vera da pozzo, la natura s’insinua tra gli interstizi della città, dei fili d’erba, un piccione che becchetta; di nuovo un glicine .

È primavera. Dei giovani seduti su dei parapetti parlano incessantemente, tanto per ritardare l’ora della separazione.

La testa di una delle leonesse che montano la guardia davanti all’ingresso dell’arsenale si stacca su un fondo neutro: cielo vuoto, facciata piatta di un edificio. Più in là, degli operai scaricano una barca; i sacchi di carbone pesano sulle spalle dei lavoratori che dispongono solo della forza delle loro braccia. Venezia vive, lavora lontano dalle rive animate di Rialto.

In fine Mario Orioli abbandona il labirinto della città. Immensità della laguna e del cielo. Il paesaggio scompare dietro un gioco sottile di grigi. La distesa marina, senza una increspatura, tende il suo specchio verso il cielo uniforme dove spunta già la luna. Linea orizzontale su cui si staglia la sagoma nera di una imbarcazione: una “vipera".

Il sole tramonta: nel controluce gli esseri diventano ombre, la superficie dei canali si stria di segni aguzzi. Ci allontaniamo felici, per aver toccato per un attimo, l’anima di Venezia.

Maria Orioli: ritratto di una Signora

Conobbi Maria Orioli nel giugno del 2011. Una sua amica, che conosceva la mia Galleria, venne a presentarmi un suo lavoro. Rimasi sin da subito attratto dalle sue fotografie e dal modo, del tutto personale, di ritrarre Venezia. Aveva giá 88 anni.
Volli conoscerla subito. Iniziai contattandola  telefonicamente e poi, nel gennaio del 2012, andai a Roma, dove lei viveva con la sorella, per conoscerla personalmente. Mi piace conoscere gli artisti che espongo… perché all’interno delle loro fotografie,  c’é tutta la loro personalitá. E Maria era una donna piena di vita e curiosa di conoscere il mondo, anche alla sua etá. Quando realizzammo insieme “Fusti tu mai a Vinigia?”, la sua personale presso la galleria La Salizada, pensai che si trattava dell’evento giusto da proporre all’art night venice, una manifestazione organizzata dall’universitá Cà Foscari in cui la cittá si riempie di eventi culturali, ed i giovani si riversano in visita e si trattengono anche fino a tarda notte. Bé … Maria Orioli mi chiese se poteva presenziare alla mostra in orario serale!  Voleva incontrare i giovani e spiegare loro le sue fotografie.
Fografava per passione. Non lo faceva per mestiere. Quando le chiesi di esporre ne fu sopresa. Ma ne fu entusiata. Aveva occasione di esporre nella sua Venezia (ci visse una trentina d’anni) e di mostrare la cittá con i suoi occhi, la sua sensibilitá, la sua percezione di un tempo che passa. A prima vista puó sembrare che fotografasse “elementi” semplici. In realtá sapeva cogliere nella sua “veridicitá” il mondo veneziano. Come il ritratto della “vipera” (un gondolino in realtá) che si specchia nell’acqua della laguna ed appare “sospesa” come se fosse in cielo,  in un gioco di chiaroscuri in cui, senza soluzione di continuitá, la laguna si perde nel cielo ed il cielo nella laguna.
A suo modo, sapeva interpretare i cambiamenti sociali, come quando ritrasse in una sua fotografia una coppia che, seduta  su una panchina dei giardini reali di San Marco, si scambiava un tenero bacio. Il ragazzo era di colore. E la foto é del 2004.
La sua ultima Personale fu presso la mia Galleria. La notizia della sua scomparsa mi colpí molto. Ma mi ritengo un uomo fortunato. Ho incontrato un Signora.

 Alberto De Giulio.

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